1962
Immagine evento

LE RADICI

Nel secondo dopoguerra, l’Italia attraversa una fase di ricostruzione complessa: il lavoro scarseggia e le prospettive per le giovani famiglie sono limitate. Una coppia italiana decide di oltrepassare le Alpi e stabilirsi nella Svizzera orientale, a Walenstadt, in cerca di maggiore stabilità.
Qui trovano un sistema più organizzato, opportunità reali e uno stile di vita regolato dalla disciplina e dalla continuità. In questo contesto, nel 1965 nasce Graziano, il cui percorso si definisce attraverso il senso del dovere, l'integrazione silenziosa e la misura quotidiana del lavoro.
Una casa essenziale, immersa in una comunità discreta e laboriosa, segna l’avvio di una storia familiare fondata su responsabilità e solidità.

1963
Immagine evento

IL LAVORO

Entrambi i genitori lavorano nella principale fabbrica tessile del territorio, “Weberei Walenstadt”.
La fabbrica è più di un luogo di produzione: è la struttura portante della comunità, il cuore economico e sociale della città. In un contesto non sempre accogliente verso chi arriva dall’esterno, si distinguono per professionalità, affidabilità e riservatezza.
Col tempo diventano figure rispettate e riconosciute, simbolo di integrazione riuscita e conquistata con il lavoro.

1971
Immagine evento

DISTANZA

Crescere in Svizzera da figlio di immigrati negli anni Sessanta significa confrontarsi con una doppia realtà: da un lato la stabilità economica e sociale del Paese ospitante, dall’altro il pregiudizio latente.
A scuola, la provenienza è spesso motivo di esclusione. In alcuni casi, anche gli adulti accentuano la separazione, negando riconoscimento. In questo ambiente, Graziano impara presto a farsi spazio senza rumore, a costruire la propria identità attraverso la presenza, non attraverso la reazione.

1989
Immagine evento

SCELTA

L’adolescenza è una fase di passaggio, e per chi cresce tra due appartenenze può diventare anche un momento di rottura. Graziano sviluppa presto un forte senso di responsabilità, consapevole che non può permettersi distrazioni. La Svizzera rappresenta una casa, ma non del tutto. L’Italia è la terra d’origine, ma resta distante.
A vent’anni sceglie di tornare.
Rientra in Italia con l’obiettivo di lavorare, ma anche di costruire qualcosa che gli appartenga. Incontra quella che diventerà sua moglie e dà inizio a una nuova fase, che non cancella ciò che è stato, ma lo accoglie e lo rielabora. È una direzione diversa, che parte dalla memoria e guarda avanti con chiarezza, nel desiderio di creare una famiglia e un nuovo punto di partenza.

Da quella nuova famiglia, nel 1996 nasce Davide. Cresce in un ambiente concreto, dove il lavoro si impara osservando e il valore si misura nei gesti quotidiani.
Anche lui, come suo padre, vive un’infanzia scolastica segnata da episodi di esclusione e derisione, che lasciano tracce silenziose ma profonde. L’esperienza del fare diventa presto centrale: imparare a capire i processi, a intervenire con precisione, a rispettare ruoli e tempi. Ma col tempo, si accorge che l’impegno non basta. Il riconoscimento è spesso condizionato da fattori esterni, e il giudizio arriva prima della comprensione.
È lì che inizia a farsi spazio una domanda diversa, più profonda, che mette in discussione tutto: capire chi si è davvero, prima di decidere cosa diventare.

Settembre 2022
Immagine evento

SCINTILLA

In un periodo in cui tutto sembra perdere coerenza, sente di non riconoscersi più in ciò che fa. Lavora, ottiene risultati, ma non si sente parte di nulla. Le giornate scorrono, ma non lasciano traccia. Ciò che un tempo dava sicurezza ora appare distante, svuotato.
In cerca di qualcosa che lo riporti a sé, apre un cassetto nella casa dei genitori e ritrova la pergamena di famiglia. Un documento antico, quasi dimenticato, che racconta l’origine del cognome Artico. Non dà risposte, ma accende una domanda rimasta in sospeso: da dove vengo, davvero?

Novembre 2022
Immagine evento

ALLINEAMENTO

Spinto dal bisogno di fare chiarezza, Davide decide di prendersi una pausa e visitare la Svizzera, nei luoghi dove era cresciuto suo padre. Vuole ricostruire un legame autentico con ciò che conta davvero.
Incontra parenti rimasti, ascolta storie che non aveva mai sentito, attraversa spazi che sembrano parlare da soli. In quel silenzio ordinato, fatto di memoria, riaffiorano valori rimasti sotto traccia. La fatica, il tempo, la resilienza ereditata da chi lo ha preceduto tornano a farsi presenti, vivi.
È in questo contesto che una sensazione già avvertita in passato prende forma più chiara: il modo in cui ci si presenta parla, a volte, più di qualunque parola.
Quando si indossa ciò che ci rappresenta davvero, anche il mondo inizia a riconoscerlo. Indossare diventa un gesto di allineamento, un modo per affermare la propria identità senza bisogno di spiegarla. E anche ciò che ha lasciato un segno trova spazio, perché fa parte di ciò che ci rende riconoscibili, autentici, unici.

Artis nasce dall’urgenza di dare forma a un’identità rimasta a lungo frammentata.
È il risultato di una storia fatta di fatica, disciplina, silenzi e tentativi, in cui il valore personale non è mai stato misurato nel modo giusto.
Esiste per chi ha scelto di non adattarsi a ciò che non lo rappresenta. Per chi cerca coerenza tra ciò che è e ciò che mostra. Per chi ha imparato a trasformare ostacoli in direzione, e vuole sentirsi riconosciuto senza bisogno di spiegarsi.
È nato per rendere visibile ciò che spesso resta nascosto: la dignità, la profondità, la forza silenziosa di chi ha attraversato. E continua a esistere per chi, oggi, sceglie di indossare ciò che lo rappresenta davvero.

Dicono di noi